Questo percorso unisce un pò tutta quella che è ed è stata la mia esperienza professionale nel campo dell’Acting Internazionale e della linguistica. A 16 anni iniziai ad insegnare inglese agli stranieri trasferitesi in Inghilterra, mentre al contempo iniziavo il mio percorso professionale nel teatro, in quanto attrice ed in seguito autrice/regista e portando avanti già da ancor più giovane la mia passione verso la psicologia umanistica. Per diversi anni ho portato avanti queste 3 sfere nella mia vita ed era più che naturale per me farle interagire, ricercando e sperimentando nuovi metodi nel lavoro con me stessa e gli altri. Il perno focale della mia ricerca è sempre stato l’emisfero destro del nostro cervello, quello non razionale ma creativo, dove risiede il nostro inconscio. In queste sperimentazioni ho riscontrato sempre degli affascinanti ed efficaci risultati che hanno poi contribuito alla creazione della mia metodologia: ovvero il mio personale approccio alla recitazione, all’insegnamento di una lingua ma anche alla vita in generale. Credo fermamente che in noi risiedono già tutte le informazioni o le risposte di cui abbiamo bisogno, ma solo di alcune siamo capaci di essere consapevoli e man mano che stimoliamo il nostro corpo ed il nostro cervello attraverso determinate esperienze ed esercizi, affiorano maggiormente le nostre abilità.
Non è di certo una novità quella dell’importanza dell’inglese oggigiorno nell’ambiente lavorativo, ma anche culturale/umano in quanto questa lingua oltre fornire innumerevoli possibilità di lavoro, può donare anche l’accesso a diverse culture e ad un senso di “internazionalita’” che soprattutto in questi tempi di divisione, risultata a parer mio, sempre più importante.
Per l’attore, che per me rappresenta a tutti gli effetti l’essenza sublime e pura dell’essere umano, la conoscenza di tale lingua è ancor più importante: non solo perché offre concrete opportunità in più di lavoro, sia nel proprio Paese – dove sempre più produzioni internazionali vengono a lavorare – sia all’estero, ma anche un senso di “totalità” e di “internazionalità” che per l’attore in quanto “sensazione” non è affatto indifferente. L’attore infatti deve sicuramente tenere in considerazione le proprie origini ed utilizzarle a proprio favore, ma, qualora desideri “espandersi” a livello artistico e umano, deve anche arrivare a sentirsi profondamente connesso con “il tutto”, quindi “internazionale” appartenente al mondo e capace di creare un personaggio che possa provenire da un luogo definito o indefinito, dipendentemente dalla richiesta. Infatti, anche quando un attore parla molto bene l’inglese, non è detto che sia “organico” e nelle sue piene potenzialità. Lavorando in maniera simbiotica con tutto ciò che concerne l’Acting, l’aspetto culturale, esercizi di linguistica, arriviamo a fornire stimoli al nostro emisfero destro e di conseguenza a portare maggiore organicità in qualsiasi cosa che facciamo e creiamo in quella lingua specifica e magicamente migliorando anche l’utilizzo della propria lingua e vocalità.
Il mio obiettivo in quanto coach, è quello di potenziare e far emergere l’unicità dell’attore ma al contempo far sì che si possa sentire “connesso al tutto” arrivando a sorprendersi e conoscere ed esprimere aspetti di se stesso che non immaginava di avere. Penso fermamente che questo, alla base, sia l’ingrediente per emergere, costruire una carriera solida ed in continua trasformazione nel proprio Paese e anche in altri luoghi del Mondo, oltre a vivere una vita emotivamente più sana e ricca di soddisfazioni.
Aurin Proietti
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